Ringrazio di nuovo V. S. delle cortesissime offerte fattemi di danari, e aggiungo questo a' tant'altri obblighi che ho con V. S. Non li accettai, se veniva il caso del ritorno, avendo fatto conto valermi di dugento scudi, che ha ordine di pagarmi il sig. Ambasciatore di Bologna per conto di una tavola che faccio per Francia. Supplico V. S. continuarmi nella sua solita grazia, e col farle riverenza le bacio le mani. Di Roma, a dì 19 agosto, 1627.
CIV.
Gio. Lanfranco al sig. Ferrante Carlo.
Sig. Ferrante mio signoro le do nuova che sono arrivato con sanità a Napoli per grazia di Nostro Signore, con quella parte di famiglia che V. S. sa, dove sono molto ben visto ed accarezzato, talchè il contento saria perfetto, se non fusse la rimembranza, non dirò della patria e di Roma, ma delli amici e padroni che sono in essa, fra quali lascio che da sè medesima consideri s'io devo avere rincrescimento della sua persona, la quale non solo è gentile e grata, ma utile in tutti i miei bisogni, come spero anco nella mia absenza esser favorito.
Le scale di V. S., che molte volte per fatica di farle mi privavano della sua nobilissima conversazine, ora mi paiono nientissimo, e fra me considero la mia gran dappocaggine, e ora me ne pento. Certo ora, che le scrivo, mi pare di esser da lei, e vedere li suoi dolcissimi modi, i quali sono come quelle cose, che quando se ne hanno abbondanza non si stimano, ma quando s'è lontano, come ora sono a V. S., si desiderano con tanto desiderio, che pare che si dubiti di non arrivar mai più a tanto contento.
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