Io poi vivo sano, ma impegnato di nuovo nel servizio antico della camera del Padrone(168) Eminentissimo con tanta mia pena, quanta è la sodisfazione che S. E. ne mostra, in segno della quale m'ha spontaneamente donato un benefizio semplice in S. Gregorio al Clivo di Scauro, all'altare privilegiato, dov'è la tavola del sig. Annibale Caracci(169); coll'occasione della qual pittura ricordo pure a V. S. il disegno delli 4 triangoli della cupola in foglio grande, e le prego larga prosperità: e saluto caramente il sig. Giuseppino, e tutta la sua famiglia. 18 luglio, 1635.
CVI.
Gio. Lanfranco al sig. Ferrante Carlo.
Sig. Ferrante, mio caro padrone, la supplico per l'amor di Dio a scusarmi della negligenza mia, assicurandola che non ho fatto mancamento con lei solo, ma con molti altri padroni, e quello che più mi preme, chè, non sono tali quale è V. S., che non solo mi è padrone, ma mi persuado anco amico, mediante la benignità sua, che perciò mi reputo maggiormente degno di gastigo, chè, essendo tale, dovevo subito arrivato, darle parte de' miei negozi e arrivo, la qual cosa avrà da altri udito, perciò ora, essendo superflue, le darò altre nuove, che le giudicherà migliori per l'amore che V. S. si compiace portarmi; il che è darle nuova d'aver fornita la mia opera del Gesù, dalla quale ne spero, con la grazia del Signore Dio, averne anco qualche applauso, e conseguentemente l'utile. Appresso il Padro Generale non credo che bisognerà mezzi, essendo egli di natura benignissimo e peritissimo di simile materia.
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