Io poi non ne ho procurato per dare a sua Paternità Rev. maggior gusto, avendomi egli detto che desidera che l'accordo passi tra noi e non per altra strada. Sicchè, desiderando egli di sodisfarmi, ed io compiacermi delle cose del dovere, ne spero buon accordo e sodisfazione. Noi stiamo con buona salute, ed averò gusto, come spero, anche di quella di V. S. alla quale, favorendomi darmene parte, e facendole riverenza, bacio le mani. Napoli, 18 luglio, 1636.
CVII.
Gio. Lanfranco al sig. Ferrante Carlo.
Ringrazio infinitamente V. S. della memoria ed affetto che mi conserva, conoscendolo dalle bellissime sue lettere, onde mi affretterò a sollecitare il mio ritorno per riverirla e servirla, a tavola però al solito, per disutile e piangiatore. Che altro da me V. S. ha cavato? Oh quanto mi fece ridere la sua, quando tratta di quelle persone di cucina e di cantina, che mai non arrivano in sala, ma ne' pozzi starebbono più freschi.
Sig. Ferrante mio sig., alli giorni passati fu in Napoli il sig. Ipolito Vitelleschi, il quale mi mostrò amarmi molto, e venendo a casa mia vide una Maddalena, la quale V. S. avrà veduta sopra la porta della mia sala. Il detto Signore, vedendola qui in Napoli, dove l'ho portata per valermene nella cupola con altre Sante, se ne incapricciò grandemente, ed io gliela diedi per quello che sua Signoria volle, che furono sessanta ducati, che fanno cinquantotto scudi, e se la portò con gran gusto, siccome ebbi altrettanto gusto di servirlo; siccome V. S. sa che delle copie (se però si posson chiamar copie le cose che vengono di casa e di mano del maestro) ne ho avuto passa scudi cento.
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