Ora il detto signore halla rimandata, e che mi sia data, mostrando che non vaglia niente. E credendo di certo che li sia stata fatta partita da' pittori, e forse anco da quelli signori dove pratica, che V. S. saprà chi sono, tuttavia ancorch'egli trattò con altra persona, la qual fu anco di casa del sig. Abate Peretti, il quale mi parlò, e mi pagò, e il detto sig. Vitelleschi abbia mandato al medesimo il quadro, con tutto ciò io voglio, per parere un uomo disinteressato, mandargli li suoi quattrini, e farglieli dare. È però vero, come V. S. sa, che a un pover uomo dispiace molto restituire li danari già spesi senza scarsezza per essere di già guadagnati, che perciò se si potesse con qualche modo, e con reputazione fare che non si restituissero, l'avrei più a caro. Però ho pensato che il mezzo di V. S. potesse far qualche cosa, o con mostrarle la invidia de' pittor, che gli abbiano fatto far questo, e ripigliarsela, ovvero dirli che sarebbe bene quel danaro lasciarlo per qualche altra cosa di maggior suo gusto; però queste cose dirle da sè, anzi mostrare che io ho dato ordine che li sieno pagati. Il detto però non domanda cosa alcuna, ma è il dovere che ancor io non perda di reputazione. Supplico V. S. a scomodarsi per amor mio in questo negozio, sapendo che dove Ella mette la lingua, e s'impiega, ammutisce e mollifica, e fa ciò che vuole, e mi perdoni del fastidio, mentre, trattandosi di reputazione, sono stato sforzato a far disegno nella sua persona, alla quale faccio umilissima riverenza, baciandole affettuosamente le mani.
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Peretti
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