Esagerai ancora che il fogliame solo valeva molto più di quel che non mi dava S. A. in un anno, oltre all'altre che mandavo di qua. Rimanemmo che io dovessi aver pazienza, che come fussero venuti altri danari, che mi avrebbero sodisfatto. Li dissi che sapevo che ci era ancora tre mila scudi, non volendo dir altro, ch'ero informato d'ogni cosa. Ei mi risposero ch'ero male informato. Dissi che averei scritto a S. A. come dovevo fare a vivere, frattanto non potendo operar per altri, ed avere speso così crudelmente, pensando esser almeno pagato per tutto l'anno. Eglino mi dissero che scrivessi, e che avrebbero essi ancora scritto, e significato a S. A. le spese che avevo fatte, e conforme all'ordine di S. A. avrebbero subito soccorso. Frattanto bisogna aver pazienza. Ora, sig. Ferrante mio, credo che questi due furfantoni siano d'accordo. Desidero che V. S. consideri se sarà bene che esageri delle loro cose, cioè del traffico che fannodel danaro, del vivere, dello strapazzo che mi fanno, della casa fuori, e se devo dirli che ne debba avvisare S. A., e farli sapere della mia scomodità delle stanze, che nè anco posso aver cantina per l'osteria che si è fatta; come ancora, nel tempo che questa state ero ammalato, mi mossero con altro ammalato forestiero. Vanno alla mia camera quasi per dispetto, e gridando il ragazzo e la serva che andava a pigliar l'acqua, e minacciateli di darli ancora, perchè li guastava il sonno. Però prego V. S. per vita sua, senza che si scomodi di scrivere o altro, di dar di penna così ----- a quel che non devo ragionare con il Vicario, e quello che devo ragionare lasciarlo nella lettera come sta, che subito intenderò; poichè oggi dopo il pranzo voglio parlargli, fingendo sempre in confidenza, mentre, per fine, facendole umilissima riverenza, scusandomi se sono stato così lungo, e ne incolpi la mia mala disgrazia, che se io avessi fortuna di poter venir io, non le avrei scritto, e le bacio le mani.
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Vicario
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