CXXIX.
Matteo Nigetti al sig. Cavalier del Pozzo.
Mando a V. S. illustriss. incluse con questa alcune mostre di pietre dipinte su la carta, e riuscendo così a suo gusto si faranno l'altre che vi restano. N'attendo perciò avviso da V. S. ill., assicurandola che in tutto quello che dipenderà da me, sempre mi troverà dispostissimo a servirla conforme al debito della singolar osservanza ch'io le professo. Per la benignità di V. S. illustriss. piglio confidenza di supplicarla d'un favore, et è, che ritrovandosi costì in Roma, son già più mesi, Gio. Nigetti mio fratello per il processo del B. servo di Dio Ippolito Galantini, e conoscendo io che poca speranza v'è di concludere per adesso questo negozio, mediante i decreti fatti da S. Santità(185), e come meglio di me sa V. S. illustrissima, desidererei ch'ella amichevolmente, e come da sè stessa, consigliasse detto mio fratello a non perder più il tempo, allettato dalle speranze della corte, ma tornarsene a casa, essendovi molte cose che patiscono per la sua assenza. Io so quale sia la prudenza di V. S. illustriss., e senza scoprire che da me le sia stato accennato cosa alcuna in tal particolare, si degnerà in grazia mia passare efficacemente questo uffizio, che le ne resterò con obbigazione particolare, perdonandomi della confidenza che piglio seco, che di tanto la supplico, e le bacio le mani. Di Firenze, li 12 gennaio, 1629.
Se V. S. illustriss. avesse gusto che a detti saggi di pietre si scrivesse il nome o il paese di dove vengono, o altro che più le aggradisse, ne dia avviso, che resterà servita.
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