Di Fiorenza, a dì 21 dicembre, 1632.
P. S. Il mio animo di buon cuore prega la divina Maestà che conservi Nostro Sig., e gli doni lunga vita; e se io di presente non posso baciargli i piedi, io bacerò almeno il suo ritratto, che in medaglia ho ottenuto dal magnifico Gaspero Mola(193).
CXLV.
Pietro Testa al cav. Cassiano del Pozzo.
Per una lettera di V. S. ill., scritta alli 7 d'agosto, conosco il bene e l'affezione che mi porta, ma in me non so riconoscere la causa di meritarlo. Sento l'uffizio che vuol fare per il mio quadro con quei signori, ed il gusto che averà del mio ritorno, e l'operina, di che mi fa parte fra quei valentuomini. Tutti e tre li riconosco per favori singolari, e mi sforzerò ricompensarnela, e prima sarà il ritorno alla sua servitù, e ciò sarà al fine di settembre. Frattanto m'informerò della quarantina che si deve fare ai confini del Papa e de' Fiorentini. Prego lei, se sarà possibile, di farla abbreviare.
Il quadro l'ho tirato innanzi tanto, che potrei portarlo con me finito, e così farò. Mi do a credere, per la comodità che ho avuto, e per le fatiche fatteci, che abbia a piacere in qualche parte, se non altro a chi non mi vuol male. Non resti frattanto di raccomandarmi ai nazionali, mentre me le ricordo per sempre servitore obbligatissimo. Di Lucca, 26 agosto, 1632.
CXLVI.
Pietro Testa al cav. Cassiano del Pozzo.
Sono in Tor di Nona(194), ma però per V. S. ill. più sicuro di quello ch'io fossi fuori di qua, non tanto per il poter suo, che arriva dove vuole, quanto per aver io professato sempre costumi onorati e da par mio.
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