Ho estremo dispiacere non aver questo credito appresso V. S. ill., che pure è assai che ella mi conosce; e insieme mi dispiace che la gente dirà che io faccio il mio debito per forza, cosa ch'è affatto lontana dai meriti di V. S. ill. e dalla mia intenzione. Il sig. Francesco Beni le può far fede dalla stima ed allegrezza che io feci dell'ultima risoluzione di V. S. ill. che non curava altro per isconto di quanto giustamente le devo, che due quadri di mia mano, al che m'accingevo con quel maggiore amore e studio che il merito suo ed il mio onore dettava. Non ebbe compimento questa fortuna, ed aspettando io pure ogni dì, come ella s'offerse, le tele, in luogo di quelle vennero li sbirri, il che m'affligge per molti capi, ma più per aver questo mal credito appresso V. S. ill. ch'io volessi fuggire, e, come diceva lo sbirro, essere ella informata ch'io partissi coll'eminentiss. cardinal Franciotti. Il che sarà ben vero, se piacerà a V. S. ill., e ciò che dico adesso legato, lo dirò fuori sciolto, e di ciò e l'apportator di questa, ed il sig. Niccolò Pussino possono farne soda fede a V. S. ill. Strana congiuntura, sig. cavaliere, fu quella, che la strada ch'io facevo per venirmene a casa di V. S. ill. fe' riuscita, dove io sono al presente; il che mai poteva cadermi nel pensiero per la fidanza che aveva da V. S. ill. per mezzo del suddetto sig. Beni e per la mia coscienza. Io, come accennai a monsù Pussino, come dico adesso a V. S. ill., me ne venivo a farle riverenza il giorno che fui preso, per pigliare espresso comando delle due pitture, e, con avvisarle la mia partita, pregarla a volersi contentare ch'io facessi almeno semplice lucido di molte cose rare ch'ella ha, cioè di carte stampate vecchie, come di ciò anche il detto monsù Pussino mi ha favorito.
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