Da Fiorenza, 19 gennaro, 1646.
CLXXXV.
Francesco Terzo(219) a Pietro Aretino.
Molto eccellente sig. Egli è un gravissimo stimolo agli amici il non poter dimostrare con qualche segno uguale all'animo verso la cosa amata, ma io non dubiterò per questo di usar un segno d'amore per la piacevolezza del dono, di non esserle grato, perchè si riguarda all'animo di chi dona; onde mi averete per iscusato, e imputerete l'ignoranza e l'avarizia de' ricchi, che tengono le virtù sepolte, che non basta aversi affatigato, e aver dato saggio di sè, non vi essendo mezzo di persona intelligente che lo faccia conoscer presso quelli che li posson rimunerare. Mercè della penna e del favore dell'Aretino è che l'opere di Tiziano sono in quella riputazione, ed avutone li gran premi che ben egli merita. Questa è stata la cagione che mi ha tenuto sepolto l'animo, avendo a combatter col pane; ma io non dubito punto che un giorno troverò occasione, e che Domeneddio col mezzo degli amici mi aiuterà. Se ben son povero di facoltà, sono però ricco d'animo.
Signor Pietro, per non aver soggetto più accomodato, per ora vi mando il presente ritratto d'una onestissima giovane, e perchè non sia conosciuta, holle mutato l'abito e celatole il nome, non volendo che si sappia quelli che m'introdussero a far tal opera; ma vi contenterete per ora che insieme con questo mi vi dedichi io stesso, e spendetemi per quanto io vaglio, chè sono a ogni vostro servizio, e accettatemi nel numero de' vostri servitori più amorevoli; e vi degnerete raccomandarmi al Doni; e con questo baciovi le mani.
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