Canonico da Scorno, mio vicino e bonissimo gentiluomo.
Vi scrissi ultimamente una mia lunghissima, nella quale vi davo ragguaglio di tutte le mie disgrazie sotto il solito nome del signor Fabbretti, informandovi di quanto è successo dal vostro silenzio in qua; perciò vi prego a far la diligenza, e darmene subito avviso della ricevuta d'essa, altrimenti starò sempre in pensiero che altri non prendano le mie lettere. Sentirà V. S. in essa l'infamità orrenda commessa da' miei nemici, avendomi voluto far la spia sotto pretesto di rispondere alla Satira; ma Iddio, che vede l'intenzione di tutti, ed è somma verità, ha fatto riuscire le cose al contrario di quello che egli avevano tramato. Basta, se non v'è pervenuta nelle mani a quest'ora, e voi fate ogni sforzo per recuperarla.
Ma torniamo a noi. Da sì fatte indegnità argomentate come possa stare l'animo d'un vostro amico, tutto bile, tutto spirito, tutto fuoco. E pure mi bisogna portar la maschera del disprezzo e della sofferenza, col considerare che i loro fuochi sono di paglia e i miei di pietra amianto(229).
L'obbligazioni ch'io professo all'accennato signor Camillo Rubiera, gentiluomo d'una smisurata intrepidezza, sono grandi, e mi dispiace in occasioni simili di non aver fortune pari al mio animo che vorrei far dir di me al sicuro; ma bisogna aver pacienza, e restar sotto per non poter far altro, restandomi solamente la speranza di pagare così fatti beneficj con la liberalità de' miei amici.
Oh Dio, di quanto insegnamento mi sono state queste avversità, poichè mi hanno fatto conoscere la svisceratezza d'alcune anime, nelle quali io non m'averei mai creduto che la legge della pietà e dell'affetto v'avesse albergato; e pure ho veduto miracoli; come per lo contrario, chi tenevo per indubitato ch'avessero avuto a prendere la spada in mia difesa, gli ho esperimentati più taciturni de' medesimi muti.
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