Di grazia non mi mancate, che lo voglio accomodare per le feste.
Ho avuto caro che vi sia capitata la tragedia del Gherardelli, e che col parere di tutti, vi sia piaciuta più la difesa che l'opera, attesochè la difesa è veramente cosa degna d'uomo grande. Averete ancora osservato il mio disegno del frontespizio, nel quale io non volli che si mettesse il mio nome. Adesso l'infame dello Schiribandolo dice volere stampare contro della difesa alla barba della riverenza che tutti gli altri hanno usato ai morti.
Con questo, e molt'altre belle sciose(230), mi vi ricordo tutto vostro, pregandovi a salutarmi gli amici che sapete, mentre il simile fa a V. S. la signora Lucrezia e Orsola. Di Roma, questo dì... di maggio, 1654.
CXCII.
Salvador Rosa a Gio. Batista Ricciardi.
Godo dell'avviso che siete in Fiorenza, e che vi godiate il cordialissimo signor Cordini, la conversazione del quale non può se non recarvi straordinario sollievo. Avvisatemi se avete pensiero di trattenervici tutta l'estate, e se il signor Cosimo è con esso voi.
De' miei interessi non vi scriverò cosa nessuna, bastandomi solamente il dirvi, che la quiete si ha preso il bando affatto dal mio animo per colpa di queste benedette Satire; che m'avessi pur rotto il collo prima d'incominciarle. In somma concorrono più cose a costituirmi infelicissimo a dispetto di quanta prudenza e virtù si trova nel mondo.
Pure questa settimana hanno abiurato due de' miei nemici nel sentire quest'ultimo mio componimento.
Resto maravigliato che non m'avvisiate cosa nessuna intorno alla visita ch'aveste in Pisa d'un tal canonico Perruca, parente dello Scornio(231): e pure so che si discorse di me e delle mie Satire, e nel ritorno che ha fatto qui in Roma, non han mancato (nel sentir che veniva di Pisa) domandar de' vostri talenti, e de' vostri geni nel comporre.
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