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      Ho concluso i due quadri che staro lavorando, i soggetti de' quali sono del tutto e per tutto nuovi, nè tocchi mai da nessuno. Ho dipinto in una tela, di palmi 8 per lo lungo, Pittagora lungo la riva del mare, corteggiato dalla sua setta in atto di pagare ad alcuni pescatori una rete che stanno tirando, acciò si ridia la libertà ai pesci, motivo tolto da un opuscolo di Plutarco.
      L'altro è quando il medesimo, dopo esser stato un anno in una sotterranea abitazione, alla fine d'esso, aspettato dalla sua setta, così d'uomini, come di donne, uscì fuori, e disse venir dagl'inferi, e d'aver veduto colà l'anima d'Omero, d'Esiodo, ed altre minchionerie appettatorie di quei tempi, così dolcissimi di sale. Queste due opere l'ho fatte per esporle alla fine di quest'altro mese alla festa di S. Giovanni Decollato. Di quanto succederà ne sarete puntualmente avvisato.
      Se vi venissero, col leggere, pensieri simili, di grazia notateli, attesochè riescono mirabilmente. Del resto saluto il signor Cosimo e la signora sua consorte insieme con tutti di casa, ed in particolare il mio signor Salvatorino, così da mia parte, come della signora Lucrezia e Farfanicchio. Di Roma, questo dì 29 di luglio, 1662.
     
     
      CXCVII.
      Salvador Rosa a Gio. Batista Ricciardi.
     
      È superfluo il ricordarmi i trattenimenti di Strozzavolpe dell'anno passato, attesochè non passa giorno che d'ogni minuzia occorsaci non se ne faccia una solenne commemorazione con straordinario tormento del pensiero, qual, per trovarsi immerso nell'opposito, si cruccia in rammentarsene le particolarità. Vi giuro che alle volte sgrido Augusto il qual si ricorda di tutto, per non amareggiarne la memoria, e massime in questo mese colmo di tante varietà. Ma discorriamo d'altro, di grazia.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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