III.
Leonardo da Vinci al Presidente di Milano.
Magnifico presidente, Essendomi io più volte ricordato delle promesse fattemi da V. E., più volte ho presa sicurtà di scrivere e di ricordarle la promessa fattami all'ultima partita, cioè la possessione di quelle 12 once d'acqua donatami dal cristianissimo Sire. V. signoria sa ch'io non entrai nel possesso di essa, perchè in quel tempo v'era carestia d'acqua nel naviglio, sì pel gran secco, come per non esserne ancora moderati i bocchelli... di poi intendendo essere acconcio il naviglio, io scrissi più volte a vostra signoria, e a messer Girolamo da Cusano, che ha presso di sè la carta di tal donazione; così scrissi al Cornigero (il Tanzi) e mai non ebbi risposta. Ora io mando costì Salai mio discepolo, apportatore di questa. Io credo essere costì in questa Pasqua per essere presso al fine di piateggiare, e porterò con meco due quadri di Nostra Donna che io ho cominciati ed holli ne' tempi che mi sono avanzati condotti in assai buon porto.
IV.
Francesco Melzi a ser Giuliano e fratelli.
Credo siate certificati della morte di maestro Leonardo, fratello vostro e mio, quanto ottimo padre, per la cui morte sarebbe impossibile che io potessi esprimere il dolore che io ho preso, e in mentre che queste mie membra si sosterranno insieme, io possederò una perpetua infelicità, e mediamente, perchè sviscerato ed ardentissimo amore mi portava giornalmente. È doluta ad ognuno la perdita di tal uomo, quale non è più in podestà della natura. Adesso Iddio onnipotente gli conceda eterna quiete.
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