Così porsi a detti SS. deputati, col parere e consiglio d'uomini degni, un'Epistola da me fatta sopra ciò, la quale, letta nella congregazione, e da tutti i signori deputati con silenzio udita, tutti concordevolmente deliberarono ch'ella si desse a tre di loro, cioè al molto illustre signor conte Sforza, fratello dell'illustrissimo cardinal Morone, al signor Fabrizio Ferraro, gentiluomo del serenissimo Granduca di Toscana, ed al molto rev. signor Rozza degli Ordinarj del duomo, a fine che con la loro diligenza si eseguisse quello che tra tutti aveano deliberato.
E la deliberazione fu questa, ch'essi tre signori eletti, fossero col signor Alessandro Caimo, gentiluomo di questa città onoratissimo, integerrimo e nelle cose d'architettura intendentissimo; e mostratagli la lettera, e narratogli il successo e la determinazione loro, gli facessero istanza che il tutto, per beneficio del luogo e per ornamento della città, maturamente considerato, dicesse loro liberamente il parer suo, acciò ch'essi potessero riferirlo al capitolo.
Il signor Alessandro, letto la cosa, ed il tutto ben considerato, si risolse, se esso avesse potuto farlo con poca mossa, di riparare a queste proposte, e pregò quei signori che non volessero in tutto scuoprire al capitolo il suo parere... ma facessero sì che l'architetto (Pellegrini) ed io andassimo a lui, e che in presenza loro gli dicessimo i nostri concetti, che esso non avrebbe mancato di dire sopra di essi il parer suo... Riferito tutto questo al capitolo, per universale parere fu ordinato che l'architetto andasse prima egli solo ad allegare le sue ragioni al signor Caimo.
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