Di Milano, il 10 maggio, 1570.
VIII.
Messer Alfonso a Martino Bassi.
Con grandissima soddisfazione e contento lessi i belli scritti vostri sopra le opere del duomo, ne' quali trovai quello appunto ch'io dal canto vostro giudicai dover essere in fatti, e che con ogni affetto desiderai. E quantunque, mirando alla fatica ed alla lunga e copiosa scrittura, mi rincresca d'avervi dato tanto travaglio, però volgendomi dall'altra parte a quello che ve ne potrebbe seguire di buono, non vorrei per bene assai esser restato di darvi sì lodevole ed onorata molestia, la quale forse potrebbe un giorno far conoscere più chiaro le vostre proposte, poichè la virtù è di natura, che più combattuta e depressa, più finalmente risorge e più illustre apparisce. E quantunque l'opere tutte, sopra le quali avete discorso, con le loro dimostrazioni siano mendose e meritin correzione, nondimeno, al parer mio, la prospettiva veduta per lo vostro secondo disegno, con due orizzonti, piani interrotti, e l'altre circostanze; il piano pendente a foggia di scena fatta nel coro, con quelle sedie, gradi e spalle, che tutte cadono innanzi, mi paiono mostruose e da non potersi per modo alcuno accomodare mai al gusto degl'intendenti. Voi frattanto perseverate negli studi vostri, che a' soli belli principj, come avete, vi convien fare che segua un perfetto fine; ed essendo nel fior degli anni potete, avendo vita, sperarlo al sicuro, non mancando per voi.
E perdonatemi se, spronato dall'amor che vi porto e che portate voi a me, vo trapassando i termini con questi ricordi.
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Milano Alfonso Martino Bassi
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