Con il qual fine le bacio le onoratissime mani. Di Casa, ai 25 dicembre, 1589.
XIX.
Bastiano del Piombo a messer Pietro Aretino.
Carissimo fratel mio, Credo vi maraviglierete della negligenza mia, che sia stato tanto a non vi scrivere. La causa è stata per non avere avuto materia che meriti al prezzo. Ora che N. S. mi ha fatto frate, non vorrei che vi deste ad intendere che la frateria m'abbia guastato, e che non sia quel medesimo Sebastiano Pittore, buon compagno che per il passato io sono sempre stato, però mi rincresce che io non posso essere insieme con i miei cari amici e compagni, e godere quello che Dio e nostro patrone papa Clemente mi ha dato. Credo non accade narrarvi in che modo, e che e come; basta io sono frate piombatore, cioè l'officio che aveva frate Mariano; e viva papa Clemente. E dio volesse che mi avesse creduto: pazienza, fratello mio. Io credo bene e benissimo, e questo è il frutto della mia fede; e dite al Sansovino, che a Roma si pesca offici, piombi, cappelli ed altre cose, come voi sapete, ma a Venezia si pesca anguille e menole e masenette, e però, con sopportazione della patria mia, io non dico per dir male della patria, ma per arricordare le cose di Roma al nostro Sansovino, quale voi e lui insieme le sapete meglio di me; ed al nostro carissimo compare Tiziano vi degnerete raccomandarmi fratescamente ed a tutti li amici ed a Giulio nostro musico. Il nostro signor di Vastona si raccomanda per infinite volte. Alli 4 dicembre, 1531.
XX.
Francesco Marcolino(247) a messer Pietro Aretino.
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