Ed anco il dico per farvi conoscere che io non son prete, come diceste a mio fratello, e se io fossi prete non sarei di quelli che v'han tenuto il vostro, ma sarei uno che v'ho molte volte dato il mio. State sano ed attendete a farvi ricco, se non per altro, almeno acciò che possiate far poco stima degli amici vostri più sicuramente. A' 11 di gennaio, 1525, di Padova.
XXIII.
Pietro Bembo a Valerio dei Belli intagliatore.
Quanto alla figuretta del mio conio, se la voglio vestila o nuda, vi dissi che la faceste come meglio vi pareva di fare. Pur crederia che fosse bene ch'ella avesse un poco di vestimento. Vi ringrazio, e ne aspetto vedere il piombo con desiderio. State sano, il mio caro m. Valerio. All'ultimo di febbraio, 1532, di Venegia.
XXIV.
Pietro Bembo a Valerio dei Belli intagliatore.
Ho avuto il gesso della figura del mio rovescio, la quale mi è paruta, siccome è, bellissima ed eccellente. Di che vi ringrazio quanto posso. È vero che non vorrei le aveste messo quel ramo in mano. Vorrei solamente che faceste che quel sasso avesse qualche volta, siccome di più alto e più basso, acciò non fosse così liscio e paresse più sasso. Credo m'intenderete. Vorrei faceste le lettere alla testa del modo che vi scrissi. Potrete, fatto questo, mandarmi la impronta della testa, ed io vi manderò l'ariento da far quattro o sei medaglie. Io ho qui il cagnuol maschio, figliuolo di quella bella cagna, il quale non ha la coda mozza, ma integra. Se volete che io vel mandi, scrivetemi, che vel manderò. Mi piace che abbiate forniti i lavori della cassetta, i quali son certo siano bellissimi.
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