Salutate a nome mio la mia valorosa madonna Lisabetta, e, quanto all'ultima parte della vostra lettera, veggo che ella ha un grandissimo giudizio in tutte le cose. State sani. A' 10 ottobre, 1545. Di Roma.
XXVII.
Pietro Aretino al marchese di Mantova.
Perchè io so che vostra eccellenza vuole che quelli ai quali ella dona la ringrazino col non ringraziarla, dirò solamente che Mazzone mio servitore mi ha dati i cinquanta scudi, ed il giubbon d'oro che mi mandate. Dirò ancora che teniate a mente la promessa fatta a Tiziano, mercè del mio ritratto, che io in suo nome vi feci presentare. Credo che mess. Iacopo Sansovino rarissimo vi ornerà la camera di una Venere sì vera e sì viva, che empie di libidine il pensiero di ciascuno che la mira. Ho detto a Sebastiano, pittore miracoloso, che il desiderio vostro è che vi faccia un quadro della invenzione che vi piace....... Egli ha giurato di dipingervi cose stupende: il quando si riserba in petto de la santa fantasticaria, la quale gareggia spesso con i pari suoi. Io solleciterò, breverò, e sforzerò; onde ho speranza, che se ne verrà a fine. Intanto Tiziano ed io vi baciamo le mani. Di Venezia, il 6 agosto, 1527.
XXVIII.
Pietro Aretino al conte Massimiliano Stampa.
La medaglia dov'era scolpita per mano di Luigi Annichini la effigie di Marte, non stava bene senza la compagnia dei puntali di cristallo orientale, che io con uno specchio, pur di detta materia, ed un quadro del mirabile Tiziano, vi mando per Rossello Rosselli mio parente. E non dovete, signore, pregiare il dono, ma l'artificio che lo fa di pregio: guardate la morbidezza dei capelli innanellati, e la vaga gioventù del s. Giovanni; guardate le carni sì ben colorite, che nella freschezza loro somigliano neve sparsa di vermiglio, mossa dai polsi e riscaldata dagli spiriti della vita.
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