Non è dubbio che per le medaglie s'è conservata la memoria di molti uomini e di molte usanze, e che in quelle vi sono varie cose di bella dottrina, così nelle greche, come nelle romane. Onde con ogni diligenza si farà una opera delle medaglie, distinguendole per li tempi, e per i luoghi, e per le qualità degli uomini, dichiarando a pieno la persona, e l'occasion di far la medaglia, e di più il riverscio con tutte le cose ch'appartenessero a qualche bella o riposta dottrina. Delle tre parti ove s'affatica l'architettura, una è la parte delle macchine, la quale è molto utile e molto malagevole; alla qual voltando lo studio, si tenterà se si può ritrovar la vera forma delle macchine antiche: prima dell'acque, di poi de' tormenti(9), e ultimamente del muovere i pesi; ponendo distintamente le figure loro, e l'ordine in che modo elle si fanno, con la ragione di ciascuna sua proporzione dichiarata. Nel qual libro non solo si stenderanno le macchine poste da Vitruvio, ma tutte quelle che da altri autori greci e latini si potranno imparare. La dottrina degli acquidotti è degna di particolare avvertimento, per esser quelli tanto maravigliosi a vedere, e di tanta grandezza, che trapassano ogni pensiero umano. Oltre che, sono utilissimi per condurre e donare agli uomini così necessario elemento, come è l'acqua. E benchè questa parte sia stata largamente trattata da Giulio Frontino, nondimeno si procurerà di rinnovar questa dottrina, la quale è quasi in tutto spenta, ritrovando prima tutti gli acquidotti che anticamente erano in Roma; mostrando onde si movevano, come camminavano, e che acqua conducevano, e dove finivano; aggiungendovi l'istoria di chi gli aveva fatti, e a quale uso: e inoltre ponendone in figura qualche parte, per mostrare il modo come essi procedevano; discorrendovi appresso, dove al presente siano sviate quelle acque, le quali per questi acquidotti si conducevano a Roma.
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