E nondimeno (come ho detto) mi contento di quel che eleggerete voi medesimo. Quanto alla materia, mi risolvo che sia in tela di cinque palmi lunga, e alta di tre. Dell'altra opera vostra non accade che vi dica altro, poichè vi risolvete che la reggiamo insieme. In questo mezzo finitela di tutto, quantoa voi, che son certo che ci averò poco altro da fare che lodarla. State sano. Di Roma, alli 10 di maggio, 1548.
III.
Annibal Caro al Duca di Parma.
Il Paciotto architetto, il quale vien per servire all'eccellenza vostra, per le sue buone qualità è tanto amato da molti galantuomini di Roma, che lo conoscono, che tutti insieme m'hanno ricerco che con questa mia lo faccia conoscere ancora a lei, acciocchè tutto quello che farà per sua natural cortesia e liberalità verso di lui, sappia che sia ben collocato; il che fo volentieri per l'affezione che gli porto ancor io; e lo posso fare sicuramente, e come autentico testimone per aver tenuto molto stretta domestichezza con esso. È giovane da bene, e ben nato e ben costumato, ingegnoso, pronto e modesto assai. Della profession sua me ne rimetto a quelli che ne sanno e ne hanno fatto più esperienza di me, i quali tutti lo celebrano per rarissimo e per risolutissimo, specialmente nelle cose di Vitruvio, e universalmente per assai buon matematico. È della razza di Raffaello d'Urbino, che fa qualche cosa; e con tutto che sia un ometto così fatto, le riescirà meglio che di paruta. Lo raccomando in nome di tutti a vostra eccellenza, e le fo fede che quando si saperà che sia (come sarà) ben trattato da lei, oltre la sodisfazione che n'aranno gli amici suoi, ella ne sarà molto lodata da tutti, e tanto più quanto lo farà di suo proprio moto, per esser persona che per una sua certa natural timidezza si risolve piuttosto a patire che mostrarsi importuno; e di lui non altro.
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