Voglio bene con questa occasione raccomandar me medesimo all'eccellenza vostra, e supplicarla che si ricordi d'avermi per servidore, se ben, per rispetto piuttosto che per negligenza, non ardisco d'ingerirmi nella grazia sua, della quale nondimeno sono ambiziosissimo. E umilmente le bacio le mani. Di Roma, alli 10 aprile, 1551.
IV.
Michelagnolo Buonarroti a Pietro Aretino.
Magnifico messer Pietro, mio signore e fratello. Io nel ricevere della vostra lettera ho avuto allegrezza, e dolore insieme. Sonmi molto allegrato per venir da voi, che siete unico di virtù al mondo, e anco mi sono assai doluto, perciocchè, avendo compita gran parte dell'istoria, non posso mettere in opera la vostra immaginazione, la quale è sì fatta, che se il dì del Giudicio fosse stato, e voi l'aveste veduto in presenza, le parole vostre non lo figurerebbero meglio. Ora, per rispondere allo scrivere di me, dico che non solo l'ho caro, ma vi supplico farlo, dachè i re e gl'imperadori hanno per somma grazia che la vostra penna li nomini. In questo mezzo se io ho cosa alcuna che vi sia a grado, ve la offerisco con tutto il cuore. E per ultimo il vostro non voler capitare a Roma, non rompa, per conto del veder la pittura che io faccio, la sua deliberazione, perchè sarebbe pur troppo. E vi mi raccomando.
V.
Raffaello da Urbino, pittore e architetto, al Conte Baldassar Castiglione.
Signor Conte, Ho fatto disegni in più maniere sopra l'invenzione di VS., e sodisfaccio a tutti, se tutti non mi sono adulatori, ma non sodisfaccio al mio giudicio perchè temo di non sodisfare al vostro.
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