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      Tu mi risponderai con grandissima facilità, che tutto questo non è nulla, perchè mi posso essere ingannato. A questo ti replico, che bisogna che tu sappi che questo quadro non venne a notizia mia, perchè accidentalmente lo vedessi cercando quadri, o perchè mi fosse proposto da' sensali, ma solo per gli encomi che me ne fecero Gian Paolo Tedesco e Carluccio(17), al quale dicendo che mi pareva una bestialità, che d'un quadro del Domenichino ne pretendessero scudi quattro mila, egli mi rispose: Non dico quattro mila, ma 2500 glieli darei io, così pover uomo come V. S. mi vede, s'avessi il modo di mettergli insieme. Di questa sorta di quadri non se ne vede ogni dì. Sentito questo, andai da Ciro(18), e poi da altri di questa professione, e in tutti trovai un parer concorde, che il quadro fosse maraviglioso. Da questo puoi venire in cognizione di due cose; la prima, che o non mi sono ingannato, o mi sono ingannato cogl'intendenti, de' quali credo che a Roma ne sia qualcuno; la seconda, che non si era più in tempo da pretendere d'averlo per buon prezzo, perchè tanti grandissimi pretensori, che ci erano attorno, e le offerte grossissime già fatte, avevano aperti gli occhi ai venditori. Che per altro anch'io so che se avessi avuto notizia di questo quadro mentre ch'egli era a Zagarola, o prima che se gli facesse questa fiera intorno, l'averei forse avuto per scudi 800. Tutte queste cose, come puoi credere, le scrissi al Ser. Padrone, e qualche cosa di più, supplicandolo di darmi l'assistenza di qualche pittore, del quale l'A. S. si fidasse; ad egli benignamente lo rimesse in me, ed io scelsi Ciro, come quello ch'io consideravo più obbligato alla serenissima casa; e condottolo ad esaminare il quadro (egli è sano e vivo) mi disse queste precise parole: Questo è il quadro ch'io vidi a Zagarola, originale, originalissimo, ed il granduca non ha da lasciarselo uscir di mano: di questi quadri non se ne trovano sempre.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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