Ma quella prontezza di volontà, che almeno in me si sarebbe trovata in tutte le congiunture, non disuguale alla cognizione viva de' beneficj, in tanto non si è potuta da me autenticare, in quanto che VS., acciò spiccasse la sua modestia e ritegno, ha risparmiato sempre senza ragione d'esercitare la sua antica autorità sopra di me, non comandandomi a dirittura; del che la supplico a non defraudarmi in avvenire nelle sue occorrenze, il che sarà il vero costo che posso vantarmi potere meritare per la mia costante e sviscerata servitù; e godendo, per fine, estremamente che se la passi con prospera salute, la quale prego il Signore Iddio conservargliela accoppiata a tutte le più sode e desiderabili contentezze, mi confermo con baciarle le mani di tutto cuore. Roma, 7 aprile, 1703.
XXXV.
Benedetto Luti al sig. Ant. Dom. Gabbiani.
Il quadro per Pisa(42), già inviato a codesta volta, non con altro sentimento da me si è bramato che passi per Firenze, che col solo oggetto che sia detto mio lavoro, prima di collocarsi al suo luogo, sotto la vista e virtù di VS., sperando, come tanto interessata per li miei avanzamenti, che non lascerà di riguardarlo con occhio amorevole, come ha sempre fatto ne' miei principj; ed in tutto 'l corso de' miei studi mi ha assistito co' suoi precetti e con tanta parzialità d'affetto, che tutto quello che di ragionevole possa partorire il mio intendimento, sarà sempre per riguardarsi unico parto de' suoi insegnamenti, pregiandomi non avere avuto altro direttore, anco nella mia lontananza, che VS. Per tanto gradirà quest'attestato di mia riverenza; e come suo scolare sottopongo l'operato di detta mia opera all'autorevole beneficenza sua, pregandola a correggermela in tutte le forme che giudicherà, per meglio assicurare il mio onore, e la premura che ho di rendere paghi signori di tanta gentilezza.
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Signore Iddio Luti Pisa Firenze
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