Evidentemente conosco che Dio mi dà la sanità del corpo perchè serva alla sanità di alcune anime che dicono da vero; onde, limitata l'abilità ed accresciuti i pesi, tutto quello m'aggrava che non mi sostiene per l'anima.
Creda certo, che se ero con quei spiriti giovenili di prima, non sarei passato così di volo da Fiorenza, perchè troppo m'innamoravano i sacri nomi di lor signori dilettanti che sentivo risonare dalla bocca del signor Pinacci; ma il tempo e l'eternità non mi permisero di trattenermici. Or faremo così. Durante certo interstizio di pittura tra me e monsig. Marchetti, se mi capiterà cosa che stimi a proposito, ne darò avviso. Intanto mi onori dire se applico a questi tre pezzetti, e saprem il prezzo. Scrivo la presente prima della posta di Fiorenza per non iscordarmene sabato. Io son fatto così; e senza ceremonie, le fo umilissima riverenza. Roma, 10 febbraio, 1704.
XLIV.
Sebastiano Resta al cav. Gabburri.
Di monsù Giacomo du Lis fiammingo furono al fine trovati per fortuna due paesi per mezzo del signor Antonio Axer tedesco, molto intelligente, e delle maniere oltramontane molto pratico; e stimai d'accordare il prezzo colle cornici in nove scudi, e consegnarli e farli pagare dal signor Libri, per trattarsi di poca spesa.
Ho scritto a VS. ill., che non c'era da far bene dei tondini di Cornelio Brusco, o Satiro (che tutti due questi soprannomi egli aveva): scrissi così, perchè mostrati che gli ebbi a' tre pittori, qui non li conoscevano; ma domenica mattina venne alla Chiesa nuova la padrona (che è la madre dei mercanti Vavassori oggi ritirati), e interrogata mi disse che suo padre li aveva fatti fare da Cornelio proprio, che era suo amico.
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