Dio ci conceda in questi giorni santi qualche unzione di grazia; e mi raccomandi alla SS. Nunziata; mentre le fo riverenza. Roma, 8 marzo, 1704.
XLVI.
Sebastiano Resta al signor Cavalier Francesco Niccolò Gabburri.
Mi è successo di trovar questi due paesi dell'autore che VS. ill. cerca; cioè di monsù Giacomo Adriano(58) du Lis, il quale praticava col padre Giacomo Cortese(59) Gesuita, e con Vandercabl(60), tutti due con cornice, per nove scudi moneta, che per non perdere tanto tempo in poca spesa, ed acciò non mi fuggissero dalle mani, e stentassi poi a trovarne altri, non vedendone attorno, ho preso libertà di farli pagare dal sig. Leonardo Libri mio padrone, e l'ho pregato d'avvisarmi se avesse occasione di mandar altre cose a Fiorenza, o li tenga finchè VS. ill. avvisa d'incassarli, e di farli passare dalla porta della città con le licenze secondo l'intenzione del Papa, che vuole che si riconoscano le pitture prima d'uscire; il quale intrigo vorrei che VS. ill. commettesse con la spesa di più a qualche altro, perchè non sono queste più cose da me.
Per gli altri tondini e per il Brugola, che dicevo, non v'è da far bene. Questi due di monsù Giacomo du Lis sono di tinte fiere. Gli tenga qualche giorno all'aria, che si rischiariranno un poco più. L'imprimiture di quel tempo avevano questo difetto di assorbire delle mezze tinte, ma tanto rivengono fuora all'aria; se no, un poco d'olio dietro alla tela, o come stimerà meglio il maestro dell'arte signor Pinacci(61), il quale nelle figurine di questi due pezzetti riconoscerà lo stile del padre Giacomo suo maestro.
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