Io conosco troppo me medesimo per credermi degno d'entrare in questa società, perchè io fo(99) una gran distinzione tra l'amare le belle arti e l'averne cognizione. Io ho tutto il merito d'essere tra' primi, ma non ho la minima pretensione d'essere numerato tra' secondi; talchè io farei ridere gli uomini illuminati che leggessero il mio nome tra quelli che voi mi citate. Oltrechè mi sembra un'ingiustizia il voler entrare a parte d'una gloria che dovrebbe essere tutta intera de' signori Fiorentini. Tuttavia comechè io m'interesso molto nella riuscita d'un sì bel disegno, voi mi farete un gran piacere di darmene un ragguaglio, e di farmi sapere se pensan di farne un numero limitato di esemplari per contentare la curiosità di quei signori impresari, e per farne de' regali ad alcuni principi; e se si propongono di venderli nei paesi stranieri, e a qual prezzo. La nostra corte parte per la Savoia verso la fine di questo mese, e io credo d'essere obbligato a seguitarla per vedere celebrar le nozze del principe di Piemonte con la principessa d'Hassen Rhinfeltz. Reco, oltre una gran fatica, una spesa considerabile per me.
Io amerei meglio d'impiegare il mio danaro in queste belle cose che si trovano in Firenze. Pazienza. Io vi prego di fare bensì i miei complimenti a questi dotti associati che voi mi nominate, e d'esser persuaso che io sono, ec. Torino, 20 giugno, 1724.
LXV.
Molesworth al sig. Cav. Francesco Gabburri.
Voi vi maraviglierete senza dubbio del mio indugio a rispondere a una vostra obbligantissima lettera, che io ho ricevuto che è qualche tempo, con de' bei versi in lode de' quadri del signor Redi.
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