Ma, per venire alle corte, io vi prego d'assicurare il signor Redi che, ben lontano dal volergli obiettare severamente qualche piccolo mancamento, io ho cercato, al contrario, di servirlo, mostrando al re e a tutta le corte questi due quadri. È stato lodato molto il Bruto; come egli merita. È sembrata la sua aria nobile, ed è stato notato che i piedi e le mani in amendue i quadri sono benissimo disegnate. Io ho suggerito tuttociò che era avvantaggioso al pittore, e ho taciuto il mio pensiero sopra quelle che vi poteva essere difettuoso. Ma comechè questo re fa lavorare a Solimena di Napoli, le mie premure per il signor Redi mi hanno impegnato a desiderare che ne' suoi quadri non vi fosse il minimo difetto, affinchè questo povero galantuomo trovasse anche per lui qualche lavoro. Io credo che non sia necessario d'aggiungere, che comunque fosse andata la cosa, quantunque questi quadri fossero cattivi in luogo d'esser buoni, come egli sono, questa non sarebbe stata vostra mancanza, e io vi sarei rimaso legato sempre con la medesima obbligazione, e mi sarei, può essere, lamentato con voi, ma non mi sarei mai lamentato di voi. Vi è una gran differenza tra questi due casi; e voi mi farete la giustizia di credere che io son sempre con la medesima sincerità e stima. Turino, 22 novembre, 1724.
LXVII.
Marco Antonio Franceschini al signor Cav. Gabburri.
Perchè dopo l'onore ricevuto della veneratissima di VS. ill. delli 11 di giugno, non ho mai più veduto suoi stimatissimi comandamenti in ordine al disegno della scritta Carità, posso credere che se ne sia svogliata; e se così è, dirò, con ragione, non essendo questo degno d'esser posto fra gli altri della di lei nobile galleria.
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