All'illustrissimo e celeberrimo signor abate Andreini umilierà divotamente i miei complimenti, e lo ringrazierà della buona disposizione di favorirmi de' suoi solfi. Troppo ella mi confonde ed onora in voler che io le mandi alcuna delle mie stampe. Quattro io le ne includo che possono capire nella presente lettera, e sono nella maniera di Antonio da Trento; ma, per l'amor di Dio, mi perdoni se ho coraggio di mandare ad un uomo sì grande cose sì deboli e vili, non essendo che per ubbidire a' cenni suoi.
Vero è, come egli disse(108), che ogni cosa (parlando di pietre e cammei) ha il suo prezzo. Ad esso, quantunque vecchio, desidero dal cielo ancor cent'anni di vita, che ben se ne risente la letteraria repubblica di perdite d'uomini sì eruditi e famosi; ma s'egli mai avesse da privarsi di quelli e quelle, non sarebbe già cosa più plausibile che andassero in mano di uno che non le compra per farne arbitrio e rivenderle, ma per trattenersele presso di sè, e far che quelle siano il più dilettevole oggetto di sue pupille, ed ornamento e splendore del suo gabinetto, che disperse in mano di brocantori? Con tale oggetto io sarei per pigliarle, e sarei per pagarle anche ciò che vagliono di prezzo, quando il desio di non privarsene non fosse per fissarglielo troppo eccedente. Col tempo e con il discorso le cose si maturano. VS. ill., che professa per me una generosa bontade, cosa più cara non potrebbe farmi che essere mediatore per farmi avere quelle pietre e cammei; che ho piacere che siano pochi e belli.
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