Quello prima apparar ch'è primo, e stabileFondamento, su cui posa la macchina
Di sì grand'arte; e certo egli è miracolo,
Di cui grazie al ciel devi, e te lo replico,
Miracolo il trovarsi adesso un giovine,
Che fatto s'abbia quel che non adoprasiDa molto tempo, e ch'anzi esser si reputa
Ridevole fatica e studio inutile.
Oh se mai questa mia sentenza udisseroCostoro, e tu m'intendi, più d'un scuotere
Vedremmo tosto il capo, e con insipidiMotti schernirmi, e buffonando ridere.
Ma dove siete Bonarroti e Sanzii,
E Tizïani! Oh da voi quante avrebberoBusse a man giunte in sulla zucca fracida,
Entro cui dramma di cervel non trovasi!
Ma l'usanza ella è questa, che si praticaDagl'ignoranti, e tutto giorno vedesi,
Dispregiar quello di che sono miseri.
Perch'abbian men d'onor quei che n'abondano.
Peggio ancor fan; ma non andiamo in collera,
Che così fatta gente non lo merita,
E il lor cianciare avere in conto debbesiD'asin che ragghi o tiri calci all'aria.
Dunque così come giocato avesserlo,
Gittâr via il tempo e Pellegrino e Giulio(115),
E Leonardo, e quanti sommi et inclitiOh il tale, e il tale dipintori furono
Ai nostri dì pur rinomati e celebri,
E l'opre lor molt'oro si venderono,
E pur non mai cotale studio fecero.
Mal se nol fero, il peggio è che conoscesi.
Ma questi tali rinomati e celebri,
I cui lavori tanto si venderono,
Sono poi di tal sorte meritevoliAppo chi drittamente intende e giudica?
E se lo sono, il son poichè non sepperoForse di notomia? o perchè avevano
Altre doti? a cui stato fôra meglio,
Nè può negarsi, questa ancora aggiugnere.
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Bonarroti Sanzii Tizïani Pellegrino Giulio Leonardo
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