Ed io li rassegno il mio divotissimo ossequio con dirmi qual sempre sono, ec. Bologna, 25 febbraio, 1730.
LXXXII.
Eustachio Manfredi al sig. Cav. Gabburri.
Ieri finalmente consegnai al copista il consaputo libretto sopra la pittura, da trascrivere; e mi ha promesso di darmelo avanti Pasqua fedelmente copiato, di che tuttavia vorrò accertarmi col farne un esatto riscontro coll'originale, acciocchè non pure il contesto delle parole, ma, eziandio l'ortografia, la puntatura, e le altre più minute circostanze ne vengano imitate con tutta la maggior puntualità. Le note del sig. Zannotti sono sì poca cosa, che non ho fatto gran premura con esso per avere neppur la facoltà di trascrivere quelle poche che potrebbero pubblicarsi, non che le altre che non vuole che si veggano. Gliene parlerò tuttavia di nuovo, piuttosto per farlo risolvere a far delle note al libro, che per ottenere le già fatte; ma non so quello che mi potrà riuscire, perciocchè egli è per lo più occupato.
Mi ha promesso di parlare al sig. canonico Franceschini per le notizie del padre defunto. Quanto al suo ritratto, tengo per fermo che glielo darà, benchè non me l'abbia promesso, e perciò VS. ill. mi trasmetta pure la misura. Della vita del Pasinelli ci potremo intendere insieme; e se VS. ill. volesse a dirittura prendersi l'incomodo di scriver a lui due righe sopra questi capi, son certo che egli tanto più volentieri la servirebbe, anzi ciò sarà anche meglio per ben intendersi insieme. Egli si chiama. Gio. Pietro Cavazzoni Zannotti.
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