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      Noi rimanemmo d'accordo, quando l'andai a trovare, che egli mi avrebbe mostrato il noto disegno di Giovanni da s. Giovanni, e che se ne sarebbe parlato insieme. Per questo bisognava ritirarlo dalle mani del sig. Jeaurat, che ha avuto l'onor di vedervi nel passar da Firenze. Egli si era impegnato di farlo intagliare da un suo fratello intagliatore. Il sig. de Lobel partì allora per la campagna, ed io lo rividi al suo ritorno, e intesi che in questo tempo il signor Jeaurat, non essendoli riuscito come s'immaginava, vi ha rimandato il detto disegno; e come che questo seguì nel gennaio passato, non dubito che voi a quest'ora non l'abbiate riavuto. Del resto io me l'aspettava, perchè io conosco troppo bene i nostri intagliatori, e il carattere della nazione. Non vi è quasi altro che il guadagno che faccia operare i primi; e anche tutto il resto degli uomini si governano eglino diversamente? Egli cercano dunque di piacere, e diventano, per così dire, li schiavi del gusto dominante. Quello che regna al presente, è il grazioso. Non si desidera altro che de' soggetti vaghi, e che piacciano piuttosto per quello che rappresentano che per un fondo di sapere che non appartiene se non a' veri conoscitori. Ecco senza dubbio quel che avrà fatto pensare, e con ragione, a' nostri intagliatori che un tal disegno non avrebbe spaccio per la ragione che quel che rappresenta non è cosa che importi a molti, e che perciò la fatica sarebbe perduta. Questo è tanto vero che quantunque la stima di Raffaello e di Michelagnolo sia bene stabilita, e che tutto ciò che ha in fronte il suo nome, sia rispettato, io non consiglierei mai un intagliatore, avido di guadagno, d'intagliare qualche loro quadro, il cui soggetto non fusse piacevole.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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