Mi sono anche azzardato a inserirvi alcune miscee, che io ho scarabocchiato. Il ritratto dell'abate Crozat è singolare in questo che egli è ricavato da uno che fece una dama nobilissima, che senza avere imparato a disegnare, fa de' ritratti stupendi per la somiglianza. Ma quel che vi diletterà più senza fallo in questo involto, è il libro delle figure di Lionardo da Vinci, dato alla luce da Cooper, e quel più che ho potuto trovare d'Hollar ricavato da questo stesso pittore. Ecco quello di che io mi prendo la libertà di farvene un presente. Io vi ho aggiunto una stampa a chiaroscuro del Parmigianino, incisa adesso appunto, e che non mi è paruta malfatta. Per tutto questo tuttavia non pretendo di meritar la vostra amicizia. Io voglio assolutamente trovare qualche occasione di farvi conoscere con quanta stima e riconoscenza io ho l'onore d'essere. Parigi, 28 gennaro, 1732.
XCIX.
Niccolò Gabburri al sig. Pietro Mariette.
Voi mi direte, o signore, con tutta giustizia, che io mi sono abusato della vostra sofferenza, e nel tempo stesso della vostra gentilezza, coll'essermi ridotto a rispondere in questo giorno alla compitissima vostra lettera, scrittami sin dal dì 24 di maggio prossimo passato. L'indugio, a dir vero, è soverchiamente grande: lo confesso ancora io, e ve ne dimando mille e mille volte un generoso compatimento, e tanto più lo voglio sperare, perchè questo indugio medesimo ha avuto origine dal desiderio ardentissimo di servirvi di una risposta categorica intorno ad alcuni quesiti che più volte avete fatto l'onore di farmi intorno a Maso Finiguerra, nostro Fiorentino, autore dell'intaglio in rame, conforme lo attestano il Vasari e Filippo Baldinucci; come ancora conferma questa opinione il senator Buonarroti nella prefazione alle Osservazioni sopra i Medaglioni del Museo del cardinal Carpegna.
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