Giacchè, signore, voi mostrate desiderio di avere quella piccola carta intagliata modernamente dallo Stefanini all'acquaforte, cavata dalla pittura a olio di mano di fra Bartolomeo di s. Marco, detto al secolo Baccio della Porta, che è nel nostro convento di s. Marco dei PP. Domenicani riformati, e serve per tavola all'altare della cappella del noviziato, io vi obbedisco, benchè con mio rossore, mandandovene due esemplari. Lo Stefanini è un giovane nostro fiorentino, il quale disegna ragionevolmente bene; ma comechè questa è la prima opera d'intaglio che egli ha fatto, non ha ancora la pratica necessaria dell'acquaforte, e si è tenuto in una proporzione così piccola che si è imbrogliato, e gli è riescito (come noi diciamo comunemente) un pacciuco e una baronata. Non è cosa certamente degna di voi, e del vostro buon gusto, e della vostra profonda intelligenza, siccome non sono tutte le stampe che ardisco di mandarvi presentemente, insieme coi tre esemplari del Museo Fiorentino, e gli altri libri provvisti per voi, e di vostro ordine. Però, per emendare in parte questo mio ardire temerario, mi prendo la confidenza di mandarvi un disegno originale di mano del sopraddetto fra Bartolomeo detto comunemente il Frate. E siccome il signor cavalier Vogle. nell'essere una volta in Firenze, mostrò di far tanta stima di questo disegno, che volle copiarlo di sua mano, così io per tal motivo ho creduto che non fosse totalmente indegno di voi, e che foste per accettarlo con lieto animo. Graditelo dunque, benchè sia piccola cosa, se non altro per il desiderio che io ho ardentissimo di corrispondere, quanto per me si può, alle finezze di cortesia che mi avete fatto senza veruno mio merito, e specialmente al magnifico e regio dono di un numero grandissimo di stampe, e tutte singolarissime; il che mi ha maggiormente fatto conoscere il bellissimo animo vostro, e nel medesimo tempo la miseria mia.
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