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      Bianchi(211), che ancora esso era del sentimento degli altri, dice che vi è tradizione antica nella galleria che quella stessa mano sia stata raccomodata dallo stesso Michelagnolo con un pernio di bronzo a vite, il che non è certo. Del resto non vi è altra rassettatura in quella statua del Bacco. Io però sono di contrario sentimento, e mi fo forte coll'autorità del Vasari il quale nella parte terza, a carte 721, dice chiaramente, che la statua alla quale troncò un braccio, fu un Cupido che dormiva, grande quanto il naturale, la quale, stata qualche tempo sotterrata, e poi fingendo di esser ritrovata casualmente, fu stimata opera dei Greci e come tale venduta al cardinale s. Giorgio scudi dugento. Scopertosi finalmente che era fatta da Michelagnolo, e vergognandosene il Cardinale, rendè il Cupido e si fece restituire il danaro. Il Cupido venne poi nelle mani del Duca Valentino, che lo donò alla marchesa di Mantova, la quale lo condusse al suo paese, e però non è cosa fuor di proposito il credere che il detto Cupido sia perito nel sacco che ebbe quella città, e chi sa dove possa essere presentemente? Inoltre il Vasari nella medesima pagina 721, parla separatamente del Bacco di cui si tratta, che è nella galleria(212) presentemente, descrivendone fino la misura dell'altezza, che è di 10 palmi, conforme è la statua medesima. Il credere dunque un equivoco sì manifesto, stimo che sia degno di biasimo, appunto come lo fu meritamente e lo sarà sempre quel predicatore inesperto che disse in pulpito pubblicamente che Michelagnolo per fare un Cristo spirante aveva fatto morire crudelmente in croce un povero contadino; onde non vi manca tuttavia chi troppo credulo tenga per certa questa novella, che non ha altro fondamento che l'essere stata detta da un frate.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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