Vi prego altresì di perdono per l'ardire che mi son preso di dedicarvi la carta accennatavi, fatta da me intagliare da un disegno originale che io tengo di mano del Gabbiani fiorentino, morto, sono circa sei anni, miserabilmente senza poter pur parlare per una cascata fatta dal ponte nel dipignere a fresco la galleria di questi signori marchesi Incontri. Questo è stato certamente un grand'uomo, e dei maggiori che abbia avuto l'età nostra tra il secolo passato e il presente. La stampa che io vi mando, propriamente è una bagattella in paragone delle grandi opere che egli ha fatto. Questa rappresenta la veduta del Lago di Bolsena, disegnata da esso per divertimento nell'ultimo suo ritorno da Roma a Firenze, mandato colà dal granduca Cosimo terzo per riconoscere un quadro(217) di gran valuta che meditava di comprare quel sovrano. Tale quale siasi la stampa, accettatene, vi prego, la dedica in segno del mio sincerissimo ossequio. E se non è troppo ardire, faresti un piacer grande a me ed al giovane Michele Pacini intagliatore, se mi deste tutto il segreto della tinta tanto rossa che verdiccia, e di ogni altra circostanza più particolare per far venire le stampe con pulizia e accordo, come sono quelle che mi avete mandato. Sarà ancora un altro effetto della vostra bontà singolare se compatirete l'ardire che io mi prendo di regalarvi la mia medaglia in bronzo. Io per verità aveva internamente una gran repugnanza di porvi sotto l'occhio una cosa che ha tutta l'apparenza di una vanagloria ridicola, essendo pur troppo consapevole che i ritratti in medaglia debbono esser fatti solamente agli uomini di un merito distinto o di eminente virtù, o che si sono renduti singolari nell'armi o nelle scienze e nobili arti.
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