Bologna, 5 agosto, 1732.
CII.
Giampietro Zannotti al sig. Cav. Gabburri.
Scrivo fuori di casa, e come io posso, su quella carta che io posso, e però la prego a perdonarmi, siccome ancora della tardanza. Eccole alcune lettere pittoresche che io ho fatto copiare; alcune altre ne ha il copista in mano, che io manderò poi quest'altro ordinario. Io credea di averne maggior quantità, ma nel mutar casa ho smarrito mille cose. Chi ne ha moltissime dell'Albani, non è in Bologna, e però non posso di quelle fare scelta per servirla. Io ho fatto copiare le lettere con quella medesima ortografia degli originali, tuttavia, stampandole, non so quello che io mi facessi. A VS. ill. ne lascio il pensiero. Pare che quella semplicità dovesse molto piacere, ma per altro è poco onore di chi le ha scritte. Ella saprà senza il mio consiglio eleggere il migliore. Io la prego a tenermi nella sua buona grazia, e a non badare a qualche mia trascuratezza, perchè le molte mie brighe, e una certa acquistata mancanza di memoria, mi fanno far mancamenti, di cui ho sommo dispiacere. Io al solito, e col solito profondo rispetto, resto, ec. Bologna, 6 settembre, 1732.
CIII.
Giampietro Zannotti al sig. Cavalier Gabburri.
Eccole alcune altre lettere pittoresche che io avrei prima mandate se non fussi stato fuori in villa. Ne ho alcune altre che manderò, spero, martedì, e forse saranno l'ultime. Quando avrò finito di mandarne, le farò nota la spesa fatta nel copista. Non ho potuto ancora vedere l'amico che ha quelle dell'Albani, ma non me lo scordo, e quest'altra settimana le darò avviso di tutto.
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