Nè il mio stato nè le mie fortune mi permettono metter le mire così alte. Io mi contento della mia raccolta di stampe, che mio padre redò da' suoi antichi, e che procura di perfezionare giornalmente il più che ei può, e che io posso presentemente considerare come mia, poichè, oltre il poter valermene con tutta libertà, non ho fratello, nè sorella che me ne possa contrastare il possesso. Io vi aggiungo qualche disegno quando mi se ne porge la congiuntura; ma piacendomi più la qualità, che la quantità, io vi dirò che finora ne ho radunati pochi; dove che la raccolta delle stampe e de' libri, de' quali vi ho scritto, è, grazie a Dio, assai considerabile. Ecco a quelchè io ristringo la mia curiosità, la quale anche è attizzata, per aver io in vista di volere pubblicare la Storia dell'Arte dell'Intaglio, se mai avrò agio di farla. Questa idea mi si è risvegliata dal favore che mi avete fatto in mandarmi il disegno della Pace della chiesa di s. Gio., intagliata da Maso Finiguerra, e le stampe di Dante, che voi credete intagliate da questo antico artefice; il che mi par verisimile, se è vero, come voi dite che le altre stampe del Dante, che sono nell'esemplare del sig. Biscioni, siano differenti, e che queste qui siano quelle di cui fa menzione il Vasari nella Vita del Baldini. Vi dirò il mio pensiero sopra di ciò la prima volta che io avrò l'onore di scrivervi. Mi farete un gran piacere di scrivermi il numero delle tavole del Dante che sono presso di voi, e delle quali mi mandate un esemplare, e se è possibile averne qualcuna di quell'altre stampe che si trovano nella copia del Dante del sig.
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