Ho veduto la stampa del ritratto che fa il signor Pitteri, che per verità è la più bella cosa che giammai egli abbia fatto. E con divotamente riverirla, resto. Venezia, ai 21 febbraio, 1732.
CVII.
Antonio Balestra al sig. Cav. Gabburri.
Il signor Cignaroli, che m'ha imposto umiliarle i suoi rispetti, mi ha nuovamente confermato che le farà il promesso disegno, avendogliene io già data la misura; onde quando l'avrà in ordine, ella ne sarà avvisato. Vedo poi le copiose aggiunte che V. S. illustrissima ha fatto per l'Abbecedario Pittorico, che se si ristampa vuol accrescer il volume il doppio, mentre dice che sono più di duemila nomi d'autori gli aggiunti. E giacchè sono in tanta copia, se non è di suo dispiacere, gliene suggerirei ancor uno, che certamente lo merita, benchè, per esser umile e ritirato, sia poco conosciuto fuori. Questi è un giovine di età matura, però di circa 40 anni, e si chiama Domenico Pecchio, per la sua bontà e angelici costumi da me singolarmente amato. Il suo far è di paesi di molto buon gusto, e la sua maniera è maravigliosa, e si è fatto da sè e senza maestro. Egli è figlio d'un barbiere, ma perchè sin da fanciullo ha avuto sempre genio alla pittura, non ha voluto seguitar il mestiere del padre, ma si è posto da per sè, portato dal genio, a far paesi, e gli fa a meraviglia bene per esser fatti senza maestro. È vero che da alquanti anni in qua, avendo io veduto la gran bontà e abilità del giovane, mi ci sono affezionato e per esser vicino di casa gli sono andato frequentemente suggerendo degli avvertimenti e delle massime, a seguo che da quattro o cinque anni in qua ha fatto un avanzamento sì prodigioso, che ha fatto stupir tutta la città; nè qui ora vi è il meglio paesista di lui, avendo continue l'occasioni d'operare.
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