Quanto mi sarebbe dolce il poter esser testimonio delle loro fatiche, e poter onorare i loro profitti coi miei deboli applausi! E non minore sarebbe il mio contento di poter con voi ammirare più da vicino il nobile zelo di chi presiede(220) alla vostra illustre accademia sotto gli ordini di S. A. R. il serenissimo Granduca. La moltitudine delle belle cose ch'egli ha raccolte, sono un contrassegno che non fallisce del suo buon gusto e del suo giusto discernimento, e l'abito fatto d'accogliere obbligantemente tutti quelli che professano, o che amano le belle arti, e che hanno la sorte di passare per la vostra città per ammirarne le bellezze, è la miglior prova dell'amor singolare ch'egli medesimo ha per queste arti, e che finisce di fare il suo elogio. Io profitto con piacere di questa occasione per assicurarvi in particolare della mia doverosa riconoscenza, la quale è eguagliata dal rispetto sincero, col quale io ho l'onore d'essere, ec. Parigi, 25 maggio, 1733.
CIX.
Domenico Zampieri al sig. Francesco Angeloni.
Sperava con la venuta a Roma del signor Gio. Antonio Massani d'aver nelle mani il Discorso che scrisse monsignor Agucchi nel tempo che stavamo in casa. Mi adoperai nel distinguere e far riflessione alli maestri e alle maniere di Roma, di Venezia, di Lombardia, ed a quelli ancora della Toscana; ma se la cortese diligenza di V. S. non mi aiuta, ne dispero. Io aveva due libri di pittura, Leon Batista Alberti e Gio. Paolo Lomazzi, ma nel partir di Roma m'andarono male con l'altre cose.
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