Io non posso spiegarle l'avidità con cui la presi nelle mani, e me la posi a leggere. Appena aperto il libro, e lettone il frontespizio, che, trapassatane la lettera dedicatoria, scorsi il breve avviso che danno gli stampatori agli amatori della pittura, nel quale leggendo queste parole "Resta ora avvertirsi che il Vasari con troppa malignità oscura la gloria del nostro Raffaello, quando asserisce che egli ingrandì la sua maniera dopo di avere vedute le opere di Michelagnolo", in me stesso recatomi: Come? (dissi tosto) come? anche gli stampatori ardiscono di trattare di maligno un autore, cui tanto deve la letteraria repubblica, e più di tutti la nobilissima arte pittorica? Questo ancora ti mancava che nel secol nostro, ignoranti, com'egli sono in gran parte gli stampatori d'oggidì, avessero a dar sentenza delle opere altrui, quando che tutta la loro provincia non si estende che a stampare con pulizia, con perfetta ortografia, con buoni caratteri, e con bella tinta, con margine grandioso, e con tutte insomma quelle parti che a diligente stampatore convengonsi?
Ma quand'anche il Vasari nella riferita proposizione oltrepassato avesse i limiti della dovuta moderazione, e con essa qualche parzialità per Michelagnolo avesse dimostrata, chi sono costoro che tanto ardiscono di trattarlo di maligno? qual è la loro incumbenza? quale l'autorità? Oh come bene sotto le loro citate parole si adattano que' versi, che sotto al frontispizio delle laudi antiche pose Jacopo di maestro Luigi de' Morsi:
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Vasari Raffaello Michelagnolo Vasari Michelagnolo Jacopo Luigi Morsi
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