Dunque in cotal ordine che si tiene dal Vasari di narrativa delle opere di Raffaello (qualunque poi egli sia, di cui non intendo di parlare) non può aver detto molto prima dell'operazione del s. profeta Esaia, che nelle due istorie della Messa e di Eliodoro si era avanzato nella sua maggiore maniera, come di fatto non lo ha detto, poichè non le aveva ancora nominate; e se pure lo avesse detto, non potrà mai dirsi che contraddetto egli si fosse; imperciocchè fino colà in Firenze, allorachè Raffaello uscì della scuola del Perugino, ed i suoi studi ebbe fatto sull'opere di Leonardo da Vinci, o veduto il cartone di Michelagnolo, fatto per la sala del Consiglio di Firenze, fin d'allora, dico, ingrandì la sua maniera, e procurò d'allontanarsi da quella del suo primo maestro. Ecco le parole, in tal proposito, del sig. Mariette nelle sue savie osservazioni sopra la Vita di Michelagnolo scritta dal Condivi, al num. XXXI: Le Vasari dit, que Raphael, et plusieurs autres excellens peintres qu'il nomme, étudierent avec profit d'apres ce carton; e ce là peut être vraj a l'egard de Raphael. Celui étoit jeune, il étoit ancore a Florence où il travaillet dans les principes de Pierre Perugino, e Michelange étoit dejà dans tout sa force. Onde se si voglia che le prime opere che facesse Raffaello in Roma, fossero quelle di Palazzo, sempre sarà vero che le operò in più grandiosa maniera rispettivamente a quella che prima aveva fatto sotto il Perugino, ma non mai rispettivamente alla maniera che osservò in Michelagnolo tenuta nella suddetta cappella, e però essersi potuto veramente verificare che, veduta poi la suddetta cappella, la ingrandisse maggiormente, e maggior maestà le recasse.
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