Che poi di fatto Raffaello l'ingrandisse dopo di aver vedute le opere di Michelagnolo, (dicane ciò che si voglia il Bellori) egli è vero verissimo e incontrastabile; ed io quando vidi il Profeta Esaia in s. Agostino, restai sorpreso, e l'avrei giudicato di Michelagnolo, anzichè di Raffaello, tanto mi parve egli grandioso, risentito ne' contorni, e risoluto; ed a questo mio sentimento so accordarsi il sentimento d'altri professori ed intelligenti.
Resta da vedersi se una tale proposizione sia pregiudiciale all'onore di Raffaello, onde chi l'ha detta meriti il nome di maligno, e chi la sostiene, venga con essa a sottomettere Raffaello, e donare il primato a Michelagnolo con farlo suo discepolo. Ed oh qui sì, che di buon grado me la piglierei con colui(233), che in luogo di tutti si oppone a questo scrittore, e ben volentieri entrerei nel novero di coloro, i quali, come seguaci del Vasari, senza autorità alcuna tale proposizione ostentarono, se agio e tempo mi fosse dato onde poterlo fare. Tuttavolta io, quando a VS. non dispiacesse, l'opinion mia ne dirò. Ma prima d'ogn'altra cosa, non sarà fuor di proposito, la stessa proposizione qui novellamente riferire, e riporla sotto l'occhio:
Per le cose vedute di Michelagnolo megliorò Raffaello, ed ingrandì fuor di modo la maniera, e diedele più maestà.
Or quale, dimanderei io, è la legittima conseguenza che dedurre si dee da tale premessa? Questa, se non erro, e non altra certamente:
Dunque Raffaello per una parte esser dovette di un naturale dotato di molta elevatezza, in cercare ed osservare tutto il bello, non solo della natura, ma dell'arte ancora, con cui i professori a lui anteriori, ed a lui coetanei, avevano cercato, e cercavano d'imitarla.
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