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      Dunque Raffaello, per l'altra parte, condotto dalla elevazion del suo talento, non meno che dalla felicità del suo naturale, esser dovette molto perspicace nello intendere e scernere il bello. Dunque Raffaello aver dovette una grande e molto invidiabile facilità per comprendere ed assorbire la perfezione che nelle opere altrui contemplava. Dunque finalmente Raffaello ebbe insieme ed una minuta dottissima osservazione, ed una eminente intelligenza per conoscere ed accrescere maestria e bellezza alla bellezza e maestria che vedeva nelle opere altrui.
      E questa sarà la proposizione che acquisterà il nome di maligno al Vasari, e a quanti la sostengono quei tanti nomi così ingiuriosi e indebiti, co' quali il Bellori con tanta licenza gli carica e decanta?
      Sicchè dall'osservare le opere altrui ne viene per conseguenza, secondo il giudizio del Bellori, che discepolo si divenga di quel maestro, le cui opere si ammirano e si considerano. Non si potrà procurare d'imitare il pregio particolare d'un maestro, ed anche renderlo più ragguardevole, a seconda del proprio talento, senza pregiudicarsi, e rendersi inferiore e sottomesso a quel tale professore. Ma, e non dice il Bellori a cart. 226, che Raffaello emulò le forme delle statue più insigni, che gli fecero scorta alla natura più bella?
      Dunque, secondo il suo detto, Raffaello sarà stato scolare de' Greci. E non v'ha da essere differenza alcuna fra l'essere di scolare, e di mero osservatore delle opere altrui? Oh come bene vien qui a proposito la sentenza di colui:


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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