Sopra le opere di chi prender lume, se non sopra quelle di Michelagnolo? Chi insomma prendere per iscorta e norma della grandiosa maniera di disegnare il nudo, e se non Michelagnolo?
Uscito egli dalla scuola del Perugino, maestro di que' tempi alquanto secco, crudo e povero d'invenzione, e molto più della intelligenza del più difficile nella pittura che è il nudo, come mai avrebbe potuto Raffaello in sì breve tempo avanzarsi cotanto, se dall'opre di colui non si fosse egli illuminato, dopo d'aver fatti gran passi nella mutazione della sua prima maniera sull'opere di Lionardo da Vinci, per potersi allontanare da quella povertà del suo maestro? come? Era portato il nostro gran Raffaello da un bellissimo naturale, accompagnato da un nobilissimo talento a fare quel gran progresso ch'ei fece in poco tempo nella pittura; fu esatto imitatore del suo maestro, facil cosa riuscendo l'imitazione in uomo ornato di sì belle e pronte e attive qualità; ma ciò non bastava; vi voleva altro studio sul vero che egli sotto il maestro non aveva fatto. Il fece; ma ciò nè pur bastava. Si pose attentamente ad osservare le opere e la maniera di Lionardo da Vinci, e n'apprese la grazia, la dolcezza, la vivezza, ma una profondità di disegno unito ad una grandiosità e risoluzione, e franchezza e quadratura nè dal vero, nè dal Vinci potea egli apprendere. Osservò pertanto il Buonarroti, e tanto bastò, perchè tosto ne apprendesse la maniera, con cui deesi imitare non solo, ma ingrandire inoltre, e rendere più maestoso il vero medesimo.
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