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      Ciò però a lui diede lume, non gli servì di maestro, onde, non come quegli ingrandisse solamente il vero, ma lo nobilitasse, lo abbellisse, ed alla grandiosità aggiungesse un'aggiustata bellezza, che il rendè superiore a quello che gli servì di scorta e di lume; onde, se il seguitare Michelagnolo, intende il Bellori ch'esser dovesse in Raffaello un imitarlo per l'appunto, certo che non può dirsi che lo seguitasse, siccome non può dirsi che lo imitasse; ma se il seguitarlo voglia intendersi, come intendere si deve certamente, per quell'ingrandire il vero, e nobilitarlo e quadrarlo, come fece Michelagnolo, non potrà negarsi che non lo abbia seguitato, sebbene più aggiustatamente, più soavemente e più graziosamente.
      Se altri fuori di Michelagnolo, avesse ai tempi di Raffaello disegnato con tanta arditezza e grandiosità il nudo, potrebbe dubitarsi se il Buonarroti a lui servito avesse di scorta nello ingrandimento della sua maniera; ma siccome altri che il Buonarroti non vi fu che in cotal guisa disegnasse allora, forza è dire che da lui, e non da altri, il lume gli derivasse, e che lui, e non altri seguì sempre, però con maggiore aggiustatezza, con maggior venustà, con maestà maggiore, lo che sarà sempre per Raffaello una gran gloria; di avere, cioè, nell'atto istesso che in lui rispondeva questo lume, saputo rendere più soave, più accomodato più chiaro il lume medesimo.
      Volesse Iddio che a' tempi nostri, non dirò simili naturali e talenti si dessero (perchè, la Dio mercè, sempre qualch'uno in ogni secolo ne fa egli providamente sorgere, ricco di naturale e talento) ma sì bene volesse Iddio che chi è dotato e dell'uno e dell'altro, ben prevalendosi del divin dono, sapesse in cotal guisa servirsene, sicchè, non vergognandosi di fare i suoi studi sull'opere altrui, e le sue assidue osservazioni, seguendo poi il suo naturale e talento, le osservazioni fatte, e li studi adattasse, per modo che a seconda della sua naturale inclinazione venisse con sì ricco capitale a formarsi la sua maniera.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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