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      Al già veduto poi, al già contemplatosi da noi, e in codesta tal forma in noi impresso, il talento di ciascheduno vi aggiugne o vi diminuisce quello, ed in quella maniera, cui sentasi dal proprio giudizio o dal proprio gusto portato.
      Questo e non altro, è il senso con cui va inteso il Vasari, e s'intendono tutti quelli che lo seguono nella sua massima che abbia Raffaello, per l'opere vedute di Michelagnolo, megliorata la maniera. Nelle opere di costui scorse egli e notò attentamente una risolutezza di contorno, un grandeggiare di disegno, un quadrare di parti, una mossa di attitudini, che lo sorpresero, lo innamorarono. Restò nella sua fantasia altamente impresso un tal nuovo, e non più usato modo di disegnare l'ignudo. Ma che? il genio suo più dolce, più accomodato, più naturale, e lo studio delle forme greche, si servì nell'operare della fantasia e della memoria che sì fatta grandiosa maniera rappresentavagli, ma nel tempo istesso, in operando, egli la rendè più aggradevole a seconda del proprio gusto, la rendè più nobile, più maestosa; ond'è, che nelle opere di Raffaello si vede dall'occhio intelligente il fare grandioso di Michelagnolo, ma megliorato, ma più gentile, più bello; e però, senza detrarre alla gloria di Raffaello, ecco come si possa dire che Raffaello abbia seguitato il Bonarroti, cioè che da lui apprendesse un nuovo metodo di disegnare con grandiosità il nudo; il qual metodo poi, avvegnachè dal suo talento abbellito, e dal gusto suo proprio accomodato alla sua particolar maniera, non lascia di farsi conoscere per quello ch'egli è in effetto, metodo del Buonarroti.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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