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      84, e sulla maniera di fr. Bartolommeo di s. Marco, come si legge alla pag. 85, e ivi ancora sulla maniera di disegnare l'ignudo del Bonarroti, nessuno potrà mai accordarsi col Bellori, che Raffaello col solo volo del proprio ingegno a tanta altezza si sollevasse. Quand'uno è di elevato spirito, e di vivace talento dotato, può con poco far gran passi, e gran voli in una arte, io nol contradico, ma cotal volo, e passi cotali non si fanno se non con le osservazioni sull'opere altrui, e sulle altrui maniere, unite alli studi particolari sul vero. Che se il Bellori si lamenta del Vasari, perchè con la riferita proposizione il faccia scolare del Bonarroti, dovrebbe con più ragione lamentarsi del Vasari che faccia Raffaello scolare di Lionardo da Vinci, e di fr. Bartolommeo da s. Marco, giacchè di questi dice aver Raffaello studiata effettivamente la maniera, e del Bonarroti avere solamente osservate le operazioni.
      Accordando poi il Bellori alla pag. 220, che Raffaello, non s'ingrandì in un'occhiata nel vedere gli altrui dipinti, ma si stabilì a poco a poco da sè stesso, e col suo studio, viene ad accordare per l'una parte quanto disse il Vasari di Raffaello, e viene per l'altra parte ad attribuire meno a Raffaello di quello che si è creduto dal Vasari potersi attribuire al gran talento di Raffaello, dicendosi dal Vasari, come notammo, che dal vedere le opere di Michelagnolo megliorò e ingrandì fuor di modo la maniera, e diedele più maestà: dalla quale proposizione ognun vede certamente, come tosto si apprenda l'elevatezza del suo ingegno, meglio che dall'altra espressione del Bellori, si stabilì a poco a poco da sè stesso, e col suo studio.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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