63, lo che sembra che avesse dovuto tacere, quando sopra Raffaello avesse voluto riporlo. Solamente ho osservato, che estremamente loda Michelagnolo (e con tutta la giustizia), e lo decanta per divino nella scultura, come si può leggere alla pag. 127 e 128 allorchè parla delle mirabili sue statue nella segrestia di s. Lorenzo di Firenze; il che chiaramente fa vedere che Michelagnolo non era presso il Borghini cotanto nella pittura, quanto nella scultura celebre e singolare; dunque giammai potrassi dire che il Borghini abbia voluto torre dal capo di Raffaello gli allori per ornarne le tempio a Michelagnolo.
Dalle espressioni di Raffaello Borghini passiamo adesso a sentire come parli di Raffaello Sanzio da Urbino Ascanio Condivi, scrittore della Vita di Michelagnolo, e citato dal Bellori per uno di quelli che pretendono torre dal capo di Raffaello, ec.
Egli adunque nella suddetta Vita, da me diligentemente scorsa, parla di Raffaello al num. XXXIII in questa guisa, raccontando, come fosse procurato di distorre Papa Giulio dal fare il proprio sepolcro, e d'indurlo a far dipingere al Bonarroti la cappella di Sisto IV, e dice: Perciocchè tenevano per cosa certa, che o non accettando egli tale impresa commoverebbe contro di sè il Papa, o, accettandola, riuscirebbe assai minore di Raffaello da Urbino, al quale per odio di Michelagnolo prestavano ogni favore; stimando che la principale arte di lui fosse, come veramente era, la statuaria, ec. Ora si noti quell'ingenua sua espressione, come veramente era, e poi sfido chiunque sia a dire sinceramente se il Condivi ponga in questo passo Michelagnolo sopra Raffaello, o sotto a Raffaello Michelagnolo, che a me certamente il sig.
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