Pensando a tutto questo, e non trovando donde possa esser nata questa falsa notizia, mi son fatto a credere che forse il detto autore possa avere scambiato dalla tavola di Angiolo Bronzino, dove è effigiata la discesa di G. C. al Limbo, ma ne sto dubbioso, perchè non concorda nè il nome del pittore, nè il soggetto della pittura, oltre che gran differenza, anzi grandissima, è tra la maniera d'Angiolo a quella d'Andrea, essendo la prima correttissima veramente quanto al disegno, ma nel resto ammanierata, e che tiene del marmorino, perchè volle andar dietro a Michelagnolo, ma non vi riescì felicemente, come seguì agli altri che vollero andar sulle pedate di quell'uomo divino e inimitabile, dove la maniera d'Andrea, oltre l'esser correttissima, è graziosa ne' contorni, e nel resto tanto naturale, che non è possibile di contraffar meglio la natura; e il colorito è morbido e vero in tutto e per tutto.
Questo è quanto posso rispondere alla interrogazione che ella mi ha fatto; e se in altro la posso servire, mi comandi liberamente, che sempre mi troverà, quale mi dico con tutto l'ossequio. Firenze, 6 gennaio, 1756.
CXVIII.
Antonio alias Abacco(243) a Baldassar Peruzzi da Siena.
Messer Baldassare, padrone mio onoratissimo, salute. Per mastro Pietro vostro ebbi da voi salute, la quale mi fu gratissima, massime di voi esserne bene; la quale mi disse che voi volevi queste due porte, cioè della Rotonda(244) e di s. Adriano; e se non sono, come meritereste, mi avrete scusato, ovvero se altro ci mancasse, che io non avessi avvertito, me ne avviserete, e farà quanto saprò di questo, e d'altre cose ch'io potrò per voi fare.
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