Prima di dire quel ch'io senta di questo, è necessario ch'io faccia un'interrogazione a me stesso, e dica così: Tu che di tali cose prendi a scrivere, di' un poco, quale è la figura che tu intendi di fare scrivendo? Sei tu forse perito professore, o ingegnoso dilettante? a tale interrogazione rispondo io in questa forma(258): Pittore non sono, di esser dilettante non ardisco affermare, sapendo di qual lega devono essere i veri dilettanti dell'arti nostre; e certa cosa è che io non son punto ingegnoso. Con quanta ragione dunque io possa di tali cose scrivere io non so; ma questo so bene ch'io son tenuto ad obbedire, e questa è la cagione che mi muove a stender la mano alla penna, senza cercar più là; nè pretendo per questo di esser tenuto da nulla più di quel ch'io mi sia; anzi di buona voglia sottometto tutto ciò ch'io son per dire al parere dell'eccellenti professori dell'arte, e spero esser compatito, non ostante che fusse per parer loro che i miei detti meritassero appunto quelli applausi che, al parlar di Alessandro, furono fatti dai pestacolori di Apelle(259).
Ma, per procedere con ordine, dico in primo luogo, che per perito professore o dilettante io non intendo ogni pittorello, o ognuno che, per puro capriccio, o per un certo suo naturale umore, s'impacci volentieri in cose di pittura, perchè egli è notissimo che in questo secolo, nel quale i pittori e le pitture son giunte a numero, per così dire, infinito, sonosi altresì tanto moltiplicati, o, per meglio dire, alterati i giusti, e sentonsi tuttavia, in ciò che a queste arti appartiene, concetti sì nuovi e sì strani che a gran pena si giunge da chicchessia, che desideri apprenderne i precetti migliori, a ravvisarne, non che la luce, il barlume.
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Pittore Alessandro Apelle
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